domenica 30 aprile 2017

Una società dove i lavoratori decadono a merce



"Noi siamo partiti dai presupposti dell'economia politica. Abbiamo accettato la sua lingua e le sue leggi. Abbiamo preso in considerazione la proprietà privata, la separazione tra lavoro, capitale e terra, ed anche tra salario, profitto del capitale e rendita fondiaria, come pure la divisione del lavoro, la concorrenza, il concetto del valore di scambio, ecc. Partendo dalla stessa economia politica, e valendoci delle sue stesse parole, abbiamo mostrato che l'operaio decade a merce, alla più misera delle merci, che la miseria dell'operaio sta in rapporto inverso con la potenza e la quantità della, sua, produzione, che il risultato necessario della concorrenza è l'accumulazione del capitale in poche mani, dunque una più spaventosa restaurazione del monopolio; che infine scompare la differenza tra capitalista e proprietario fondiario, cosi come scompare la differenza tra contadino e operaio di fabbrica, e tutta intera la società deve scindersi nelle due classi dei proprietari e degli operai senza proprietà."


Karl Marx


sabato 29 aprile 2017

Articolo 32: il diritto alla salute


"La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività", recita l'articolo 32 della Costituzione italiana che dà il titolo al nuovo documentario sul lavoro di Emergency in Italia. Dall'assistenza ai migranti che sbarcano sulle nostre coste alle stanze del Poliambulatorio di Marghera, dove un paziente su cinque è italiano, "Articolo 32", del regista Antonio Di Peppo, racconta un'Italia dove anche un diritto umano fondamentale come quello a essere curato non trova attuazione.

Visita il sito: www.emergency.it

Visita il sito: nessunoescluso.emergency.it

Video credit Antonio di Peppo caricato su Arcoiris TV - licenza: Creative Commons



Io credo....



"Io credo che tutto accada per una ragione. Le persone cambiano perché tu possa imparare a lasciarle andare via. Le cose vanno male perché tu le possa apprezzare quando invece vanno bene, credi alle bugie perché poi imparerai a non fidarti di nessuno tranne che di te stesso, e qualche volta le cose buone vanno in pezzi perché cose migliori possano accadere."

Marilyn Monroe


venerdì 28 aprile 2017

Comunicato Emergency sui soccorsi in mare


Comunicato da Emergency

Le polemiche di questi giorni sui soccorsi in mare sono ignobili.

Sono ignobili perché vengono dal mondo della politica che per primo dovrebbe sentire la responsabilità di affrontare la questione delle migrazioni in modo sistematico, aprendo possibilità sicure di accesso all'Europa, invece che costringere migliaia di persone a mettere a rischio la propria vita per attraversare il Mediterraneo.
 
Sono ignobili perché colpevolizzano alcuni tra i soggetti che stanno cercando di dare il loro aiuto nella più grande tragedia che l'Europa si è trovata ad affrontare dal dopoguerra e che - peraltro - lo fanno in strettissima collaborazione con lo Stato italiano, la Marina e il ministero dell'Interno.

Sono ignobili perché ignorano l'urgenza e il dovere morale di salvare delle vite in pericolo prima di aprire qualsiasi dibattito sui modi e sugli strumenti di accoglienza: lo scorso anno 5.098 persone sono morte in mare. Dall'inizio di quest'anno anno sono 1.092.

E soprattutto sono ignobili perché non si pongono la domanda essenziale: perché queste persone fuggono dai loro Paesi e sono disposte a mettere a rischio la loro stessa vita per arrivare in Europa?
 
Se guardiamo i Paesi di provenienza di chi cerca rifugio in Europa, non possiamo nasconderci dietro nessuna ideologia. Siria, Afghanistan, Nigeria, Iraq, Eritrea sono i primi 5: tutti Paesi dove la popolazione è oppressa dalla guerra, dalla povertà o dal rischio di essere perseguitata.

Come organizzazione impegnata in alcuni di questi Paesi, EMERGENCY è convinta che fino a che non ci si assumerà la responsabilità di quello che spinge i migranti a fuggire non si potrà mai affrontare in modo efficace la gestione del flusso di migranti e rifugiati che vedono nell'Europa l'unica possibilità di salvezza e che invece continuiamo a ignorare.

EMERGENCY è dalla parte delle istituzioni, Ong, agenzie internazionali, operatori del sociale e società civile che stanno svolgendo il loro compito con spirito di servizio e civiltà secondo i principi costituzionali e le convenzioni internazionali.

(27 aprile 2017)



Tutti uniti contro l'amianto



Articolo da Cittadini reattivi

Può bastare anche una sola fibra per ammalarsi, figurarsi migliaia. Non esiste infatti una soglia al di sotto della quale l’esposizione all’amianto sia sicura. Le dimensioni delle fibre dell’ordine del micron le rendono un killer invisibile, ma in alcuni posti come Broni o Casale Monferrato ce n’era così tanto da manifestarsi come un fitto pulviscolo o addirittura come veri e propri fiocchi. In tutto il mondo sono centinaia di milioni i lavoratori ad essere stati esposti all’amianto a causa del suo uso in numerose attività industriali, malgrado ormai siano 50 i paesi ad averlo proibito. Centomila i morti all’anno, 4000 in Italia. La sua messa al bando nel nostro paese nel 92 non ha ancora fermato la lenta conta delle vittime. Gli effetti della sua esposizione – asbestosi, carcinoma polmonare, mesotelioma pleurico – compaiono infatti dopo decine di anni, senza contare che la presenza di grandi quantità di amianto mai bonificata, come più volte messo in evidenza da Cittadini Reattivi, continua tutt’ora a mettere a rischio migliaia di persone. Tutto questo era diventato evidente già negli anni ’60, ma per anni aziende e governi hanno colpevolmente lasciato che l’avvelenamento andasse avanti per ragioni puramente economiche. E’ per ricordare i milioni di vittime incolpevoli che nel 2005 il Forum Mondiale sull’Amianto gli ha dedicato la giornata 28 aprile, data che è stata dichiarata Giornata mondiale delle vittime dell’amianto e per la salute e la sicurezza sul lavoro.

In occasione dell’evento quest’anno le associazioni Onlus AIEA (Associazione Italiana Esposti Amianto) e Medicina Democratica, tramite lo SPORTELLO AMIANTO NAZIONALE, con il patrocinio del Coordinamento Nazionale Amianto e la collaborazione di tutte le associazioni partecipanti che costituiscono il CNA, hanno lanciato una campagna di sensibilizzazione sotto lo slogan #tuttiuniticontrolamianto a cui anche Cittadini Reattivi ha risposto. La campagna è incentrata sui temi della salute e la sicurezza e ha coinvolto con un invito al “Cinema” il mondo delle scuole, dell’associazionismo, della politica, delle istituzioni e dell’attivismo dal basso per dedicare una giornata di riflessione nella settimana dal 23 al 29 aprile, per riflettere sulla fragilità del nostro pianeta e sull’importanza della tutela della vita, dalla salute e dell’ambiente.

Molte le scuole, gli istituti e i comuni che hanno aderito all’appello con la priezione di due importanti Film Documentari ultimamente realizzati con il contributo di AIEA e Medicina Democratica che affrontano i temi della salute e della sicurezza sui luoghi di lavoro: Attenti al Treno di Maura Crudeli e Federico Alotto e I Vajont di Lucia Vastano e Maura Crudeli. Il primo è un documentario dedicato agli stabilimenti dell’ex Fiat Ferroviaria di Savigliano dove veniva costruito il Pendolino, ai morti e ammalati per amianto e alla battaglia condotta dall’A.I.E.A. Qui per decine di anni i lavoratori hanno lavorato esposti all’amianto, anche quando ormai era più che evidente il pericolo a cui venivano sottoposti, ma il processo ha visto assolti i dirigenti aziendali imputati. I Vajont, invece, parla dei tanti casi in cui gli interessi di pochi vengono messi davanti a quelli della maggioranza della popolazione. Quello del Vajont è un esempio emblematico, ma il documentario mostra come la sete di profitto ha fatto vittime ovunque, tanti Vajont che si sono succeduti nel corso degli anni.

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Articolo tratto interamente da Cittadini reattivi


La cucitrice di Giovanni Pascoli


La cucitrice

L’alba per la valle nera
sparpagliò le greggi bianche:
tornano ora nella sera
e s’arrampicano stanche;
una stella le conduce.
Torna via dalla maestra
la covata e passa lenta;
c’è del biondo alla finestra
tra un basilico e una menta
è Maria che cuce e cuce.
Per chi cuci e per che cosa?
un lenzuolo? un bianco velo?
Tutto il cielo è color rosa,rosa e oro,
e tutto il cielo
sulla testa le riluce.
Alza gli occhi dal lavoro:
una lacrima? un sorriso?
Sotto il cielo rosa e oro,
chini gli occhi, chino il viso,
ella cuce, cuce, cuce.

Giovanni Pascoli


Pollice su e giù della settimana


Biotecnologia, scoperta rivoluzionaria: ecco il bruco mangia plastica tratto da Meteo Web





Sale la tensione con Pyongyang. Trump: all'orizzonte "un grande, grande conflitto" tratto da AGI - Agenzia Giornalistica Italia







Luce

LUZ from Marcelo Sanhueza Ovalle on Vimeo.

Photo e video credit Marcelo Sanhueza Ovalle caricato su Vimeo - licenza: Creative Commons


Tenerife

OTOÑO TENERIFE 2016 TIMELAPSE from Roberto Porto on Vimeo.

Photo e video credit Roberto Porto caricato su Vimeo - licenza: Creative Commons


Vivere!


"Quante volte condanniamo questa vita
Illudendoci d’averla già capita
Non basta non basta
Che sia benedetta
Per quanto assurda e complessa ci sembri la vita è perfetta
Per quanto sembri incoerente e testarda se cadi ti aspetta
Siamo noi che dovremmo imparare a tenercela stretta a tenersela stretta."

Fiorella Mannoia 




mercoledì 26 aprile 2017

Record di CO2 in atmosfera: non era mai accaduto prima


Articolo da Comune-info 
di Maria Rita D’Orsogna


Per la prima volta nella storia 410 ppm di anidride carbonica in atmosfera e per colpa nostra: sono condizioni che il pianeta non ha mai sperimentato prima. Ok, almeno fino a 800.000 anni fa. Ottocento mila. Perché è lì che possiamo fermarci con le “predizioni a ritroso”. Ma che sia mai o che siano ottocento mila non cambia niente.

Abbiamo concentrazioni di anidride carbonica a 410 ppm, con tassi di aumento galoppanti. La stampa scritta ne ha parlato? Il telegiornale ne ha parlato? I politici ne hanno parlato? Forse non ci si rende conto di cosa questo significhi. Significa che la terra e le condizioni di vita così come le conosciamo, presto non ci saranno più. Vita animale, vegetale e anche umana. Tutto cambierà. Ci sarà più calore che resta intrappolato nella nostra atmosfera, più squilibri, più eventi estremi, più disastri climatici, più terre che scompaiono, più livelli oceanici fuori dalla norma.

La concentrazione di 410 ppm è stata misurata alle Hawaii, presso l’ossservatorio Mauna Loa dal cosiddetto Keeling Curve, un programma gestito dallo Scripps Institution of Oceanography presso  l’Università di California a San Diego. Solo un anno fa eravamo arrivati a 400 ppm. Fino a pochi anni fa si parlava di contenere gli aumenti a 350 ppm. E invece guarda.I cambiamenti continuano, e anzi, accelerano pure. Addirittura, questo livello di 410 ppm è stato raggiunto prima ancora dell’estate, quando di solito il valori sono più alti. Cioé, la quantità di anidride carbonica aumenterà ancora nei mesi a venire.

Interessante che invece di correre ai ripari, non facciamo niente.

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Fonte: Comune-info  


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Articolo tratto interamente da 
Comune-info



Proverbio del giorno


Ci sono soltanto due uomini perfetti: uno è morto e l'altro non è mai nato.


Proverbio cinese


26 aprile 1986 - L'esplosione in una centrale nucleare a Černobyl', in Ucraina, provoca trentuno vittime



Il disastro di Černobyl' (in ucraino: Чорнобильська катастрофа?, traslitterato: Čornobyl's'ka katastrofa; in bielorusso: Чарнобыльская катастрофа?, traslitterato: Čarnobyĺskaja katastrofa; in russo: Чернобыльская авария?, traslitterato: Černobyl'skaja avarija) è stato il più grave incidente mai verificatosi in una centrale nucleare. È uno dei due incidenti classificati come catastrofici con il livello 7 e massimo della scala INES dell'IAEA, insieme all'incidente avvenuto nella centrale di Fukushima Dai-ichi nel marzo 2011.

Il disastro avvenne il 26 aprile 1986 alle ore 1.23 circa, presso la centrale nucleare V.I. Lenin, situata in Ucraina settentrionale (all'epoca parte dell'URSS), a 3 km dalla città di Pryp'jat' e 18 km da quella di Černobyl', 16 km a sud del confine con la Bielorussia. Le cause furono indicate variamente in gravi mancanze da parte del personale, sia tecnico sia dirigente, in problemi relativi alla struttura e alla progettazione dell'impianto stesso e nella sua errata gestione economica e amministrativa. Nel corso di un test definito "di sicurezza" (già eseguito senza problemi di sorta sul reattore n. 3), il personale si rese responsabile della violazione di svariate norme di sicurezza e di buon senso, portando a un brusco e incontrollato aumento della potenza (e quindi della temperatura) del nocciolo del reattore n. 4 della centrale: si determinò la scissione dell'acqua di refrigerazione in idrogeno e ossigeno a così elevate pressioni da provocare la rottura delle tubazioni del sistema di raffreddamento del reattore. Il contatto dell'idrogeno e della grafite incandescente delle barre di controllo con l'aria, a sua volta, innescò una fortissima esplosione, che provocò lo scoperchiamento del reattore e di conseguenza causò un vasto incendio.

Una nuvola di materiale radioattivo fuoriuscì dal reattore e ricadde su vaste aree intorno alla centrale, contaminandole pesantemente e rendendo necessaria l'evacuazione e il reinsediamento in altre zone di circa 336.000 persone. Nubi radioattive raggiunsero anche l'Europa orientale, la Finlandia e la Scandinavia con livelli di contaminazione via via minori, toccando anche l'Italia, la Francia, la Germania, la Svizzera, l'Austria e i Balcani, fino a porzioni della costa orientale del Nord America.

Un rapporto del Chernobyl Forum redatto da agenzie dell'ONU (OMS, UNSCEAR, IAEA e altre), conta 65 morti accertati e più di 4.000 casi di tumore della tiroide fra quelli che avevano fra 0 e 18 anni al tempo del disastro, larga parte dei quali probabilmente attribuibili alle radiazioni. La maggior parte di questi casi sono stati trattati con prognosi favorevoli. Al 2002 si erano contati 15 morti.

I dati ufficiali sono contestati da associazioni antinucleariste internazionali, fra le quali Greenpeace, che presenta una stima di fino a 6.000.000 di decessi su scala mondiale nel corso di 70 anni, contando tutti i tipi di tumori riconducibili al disastro secondo il modello specifico adottato nell'analisi. Il gruppo dei Verdi del parlamento europeo, pur concordando con il rapporto ufficiale ONU per quanto riguarda il numero dei morti accertati, se ne differenzia e lo contesta sulle morti presunte, che stima piuttosto in 30 000-60 000.

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martedì 25 aprile 2017

25 aprile sempre!




Oggi come ieri, 25 aprile sempre! 


Il 25 aprile e la Resistenza in prosa


Articolo da Pressenza

Il 25 aprile è la festa della Liberazione. Perché quel 25 aprile del 1945 ha segnato una fine e soprattutto un inizio: la fine della dittatura fascista e, quindi, l’inizio che ha reso possibile una stagione di democrazia. Pertanto il giorno del 25 aprile di ogni anno ci invita a rendere testimonianza pubblica e collettiva di volere tenere insieme memoria antifascista e impegno democratico nelle scelte delle nostre vite.

Il 25 aprile è una ricorrenza che si fonda sulla memoria. Negli anni drammatici della guerra, uomini e donne sono stati chiamati ad una lotta di resistenza e di liberazione, che ci ha insegnato come, in realtà, ogni tempo chiama ogni persona a rendere conto della giustizia e della libertà di tutti. Proprio l’intelligenza della memoria oggi ci spinge a cercare le forme, vive, della sua trasmissione. Vuol dire essere capaci di non imbalsamare antifascismo e resistenza nella retorica di una narrazione soltanto celebrativa. Significa anche conservare salda la necessità di distinguere le responsabilità e di chiamare le cose con il loro nome. Così la memoria tiene fermo il senso della storia.

Il 25 aprile è un’occasione per rileggere le parole della lettera agli amici che Giacomo Ulivi, un giovane partigiano, pochi giorni prima di essere fucilato dai fascisti, ha scritto dal carcere: “Dobbiamo guardare ed esaminare insieme: che cosa? Noi stessi. Per abituarci a vedere in noi la parte di responsabilità che abbiamo dei nostri mali. Per riconoscere quanto da parte nostra si è fatto, per giungere ove siamo giunti. (…) Al di là di ogni retorica, constatiamo come la cosa pubblica sia noi stessi, la nostra famiglia, il nostro lavoro, il nostro mondo, insomma, che ogni sua sciagura è sciagura nostra, come ora soffriamo per l’estrema miseria in cui il nostro paese è caduto: se lo avessimo sempre tenuto presente, come sarebbe successo questo? (…) Oggi bisogna combattere contro l’oppressore. Questo è il primo dovere per noi tutti: ma è bene prepararsi a risolvere quei problemi in modo duraturo, e che eviti il risorgere di essi ed il ripetersi di tutto quanto si è abbattuto su di noi”.

Oggi la vita e la memoria di chi si è sacrificato per la libertà interrogano anche il nostro presente, il nostro impegno attuale. Ogni giorno siamo chiamati a prendere la parola e ad agire coerentemente contro le forme, talvolta striscianti e suggestive, della violenza e dei soprusi di oggi.  Parafrasando Primo Levi, il fascismo può essere di nuovo possibile, se cessiamo di essere presenti e protagonisti nell’esercizio della democrazia; se non prendiamo posizione quotidianamente contro il razzismo, l’esclusione e ogni forma di ingiustizia; se non agiamo ogni giorno e dovunque per l’esercizio dei diritti di tutte le persone, per difendere l’autodeterminazione della società, per fare vivere nelle istituzioni e nelle pratiche i valori di una Costituzione democratica fondata sul lavoro. 

La contrapposizione tra fascismo e Costituzione è evidente, come ha sottolineato la costituzionalista Barbara Pezzini: “Il fascismo assume la discriminazione come propria categoria fondante (sino all’estrema abiezione delle leggi razziali); la Costituzione assume l’eguaglianza e l’universalità dei diritti  come principio fondamentale.  Il fascismo sopprime il pluralismo e concentra il potere nelle mani di un capo supremo; la Costituzione ha una struttura istituzionale fondata sulla divisione, la distribuzione, l’articolazione e diffusione massima dei poteri.

Il fascismo aggredisce le autonomie individuali e sociali; la Costituzione fissa un perimetro invalicabile di libertà individuali e di autonomia sociale.  Il fascismo celebra la politica di potenza e di guerra, nel disprezzo del diritto internazionale; la Costituzione ripudia la guerra, negando alla radice la legittimità della politica di potenza”.


Per dirla con le parole usate da Piero Calamandrei già nel 1946, si tratta di attuare la “Resistenza in prosa”, dopo la “Resistenza eroica” dei partigiani. La “Resistenza in prosa” oggi sta anzitutto nella difesa attiva della Costituzione: nei principi fondamentali, nei diritti e doveri e nelle forme istituzionali che separano i poteri per dare garanzie. È l’architettura del sistema costituzionale che fa la differenza ed impedisce ogni trasformazione autoritaria o dittatura della maggioranza; questo spiega l’insofferenza e i reiterati attacchi alla Costituzione da parte di chi persegue il disegno di restaurare  l’onnipotenza dei decisori politici o economici. La difesa della Costituzione deve essere praticata anche contro insidie più sottili e insinuanti, ma altrettanto pericolose: la tentazione di una verticalizzazione del potere, il rischio di delegare ad un leader carismatico la soluzione dei problemi, la scorciatoia di scegliere un capo politico rispetto al quale il partito o il movimento diviene solo una macchina elettorale, uno strumento plebiscitario.

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Fonte: Pressenza


Autore: 
Rocco Artifoni

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Articolo tratto interamente da Pressenza


Resistenza: Gabriella degli Esposti


Articolo da Pasionaria.it 

Chi è: Gabriella Degli Esposti, nome di battaglia Balella, coordinatrice partigiana della Quarta Zona, nata a Calcara di Crespellano (Bologna) nel 1912 e morta a San Cesario sul Panaro (Modena) nel 1944.

Cosa ha fatto: Gabriella Degli Esposti nacque in una famiglia contadina emiliana dalle idee socialiste. Casalinga e madre di due bambine, si sposò con Bruno Reverberi, mastro casaro comunista, tra i primi organizzatori del movimento partigiano locale. Col marito ha in comune idee e lotte, tanto da decidere di rendere disponibile la propria casa come base partigiana della Quarta Zona.

Ma Gabriella “Balella” scende anche in campo personalmente con azioni di sabotaggio e impegnandosi soprattutto nell’organizzazione dei primi Gruppi di Difesa della Donna (Gdd), il cui obiettivo è promuovere la Resistenza e offrire assistenza ai combattenti e alle loro famiglie. I Ggd furono un’organizzazione unitaria di donne che condividevano l’obiettivo comune della lotta al nazifascismo ma anche le lotte fondamentali per l’emancipazione femminile, non solo come ausiliarie ma come agenti attive e partecipi alla Resistenza, con ogni mezzo a loro disposizione.

Dal 13 al 29 luglio del 1944, grazie al lavoro d’esortazione dei Ggd, Balella – incinta del terzo figlio – guida un centinaio di donne in piazza, a Castelfranco Emilia, per manifestare contro la guerra e opporsi alla scarsità di alimenti. Viene individuata come responsabile della manifestazione e minacciata di morte.

Qualche mese dopo, il 13 dicembre, un reparto di SS e fascisti attuò un grande rastrellamento nella zona. La prima casa raggiunta è proprio quella di Gabriella Degli Esposti, che, fingendosi una sfollata, depista le SS. Dopo aver avvisato tutti i partigiani della zona del pericolo incombente, Balella affida la figlia più piccola a una sfollata e attende il ritorno dei nazisti, che – scoperto l’inganno – non tardano a giungere.

Gabriella viene strappata alla figlia più grande e interrogata: nega di sapere dove si trova il marito e di conoscere preziose informazioni e, nonostante la gravidanza, viene picchiata a sangue di fronte alla bambina. Portata via, per giorni interi verrà sottoposta a interrogatori serrati e torture atroci insieme ad altri antifascisti. Nessuno parla. Nel pomeriggio del 17 dicembre vengono tutti fucilati sul fiume Panaro e abbandonati nella neve che pian piano si adagia sui loro cadaveri.

Solo giorni dopo si viene a sapere dell’orrendo massacro celato dalla neve: nove uomini e una donna incinta barbaramente uccisi a fucilate. Lei, Gabriella Degli Esposti, orribilmente mutilata. Quel ventre in attesa, squarciato, il volto dissidente senza più gli occhi, i seni tagliati.

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Fonte: Pasionaria.it

Autore: 
Silvia Palmas

Licenza: Licenza Creative Commons
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Articolo tratto interamente da Pasionaria.it 



Oggi 25 aprile: vi consiglio di leggere i seguenti post


Oggi 25 aprile, vi consiglio la lettura dei seguenti post:












  • Citazione del giorno


    "Era giunta l’ora di resistere; era giunta l’ora di essere uomini: di morire da uomini per vivere da uomini."

    Piero Calamandrei



    lunedì 24 aprile 2017

    Gabriele Del Grande è libero



    Elezioni Francia: Macron e Le Pen al ballottaggio


    Stavolta i sondaggi non hanno sbagliato: Emmanuel Macron e Marine Le Pen, si sfideranno il prossimo 7 maggio nei  ballottaggi.

    Ecco i risultati finali tratti da Wikipedia:

    Candidati
    Partiti
    Voti
     %
    8.437.940
    23,90 %
    7.564.991
    21,42 %
    7.041.511
    19,94 %
    6.907.100
    19,56 %
    2.244.080
    6,35 %
    1.676.416
    4,75 %
    Resistere!
    430.838
    1,22 %
    389.245
    1,10 %
    Unione Popolare Repubblicana
    325.889
    0,92 %
    229.965
    0,65 %
    64.371
    0,18 %
    Totale
    35.312.346
    100 %



    domenica 23 aprile 2017

    Banda POPolare dell'Emilia Rossa - Mimma e Balella

    In vista del 25 aprile, oggi voglio farvi ascoltare un brano del gruppo Banda POPolare dell'Emilia Rossa, dedicato a due partigiane: Irma Bandiera e Gabriella degli Esposti.

    Il brano scelto è rilasciato con licenza Creative Commons.

    Credits:

    Pagina Facebook: https://www.facebook.com/BandaPoPolareDellEmiliaRossa/




    Video credit BandaPopRossa caricato su YouTube - licenza: Creative Commons  


    Questo blog sostiene il Copyleft e quindi anche la musica libera, se sei un artista e vuoi pubblicare il tuo video, basta contattarmi via e-mail.


    Oggi le persone benpensanti...



    "Oggi le persone benpensanti, questa classe intelligente così sprovvista di intelligenza, cambiano discorso infastidite quando sentono parlar di antifascismo. [...] Finita e dimenticata la resistenza, tornano di moda gli «scrittori della desistenza»: e tra poco reclameranno a buon diritto cattedre ed accademie.
    Sono questi i segni dell'antica malattia. E nei migliori, di fronte a questo rigurgito, rinasce il disgusto: la sfiducia nella libertà, il desiderio di appartarsi, di lasciare la politica ai politicanti. Questo il pericoloso stato d'animo che ognuno di noi deve sorvegliare e combattere, prima che negli altri, in se stesso: se io mi sorprendo a dubitare che i morti siano morti invano, che gli ideali per cui son morti fossero stolte illusioni, io porto con questo dubbio il mio contributo alla rinascita del fascismo.
    Dopo la breve epopea della resistenza eroica, sono ora cominciati, per chi non vuole che il mondo si sprofondi nella palude, i lunghi decenni penosi ed ingloriosi della resistenza in prosa. Ognuno di noi può, colla sua oscura resistenza individuale, portare un contributo alla salvezza del mondo: oppure, colla sua sconfortata desistenza, esser complice di una ricaduta che, questa volta, non potrebbe non esser mortale."


    Piero Calamandrei