mercoledì 13 gennaio 2016

Università, sempre più piccola e classista



 Articolo da Sbilanciamoci.info

Sempre più giovani delle famiglie meno abbienti, provenienti dai diplomi più deboli, in genere quelli tecnici, e dai territori meno ricchi rinunciano alla formazione universitaria. Il rapporto della Fondazione Res
L’università italiana ha conosciuto negli ultimi setti anni straordinari cambiamenti: in molti casi, assai preoccupanti. Ha intrapreso un cammino in direzione assai diversa da quello compiuto negli utlimi decenni. Se ne dà una dettagliata ricostruzione nel Rapporto della Fondazione Res, curato da che scrive, presentato giovedì scorso e di cui è disponibile on line (http://www.resricerche.it/ ) una ampia sintesi. Tre fra i principali cambiamenti.

Uno. E’ diventata molto più piccola. Ha perso circa un quinto della sua dimensione in termini di studenti, docenti, personale non docente, corsi, finanziamento. Ha così seguito una direzione opposta a quella di tutti gli altri paesi, avanzati e emergenti, che stanno potenziando la propria istruzione superiore. Per di più, il percorso si è avviato a partire da una dimensione dell’università italiana già molto più contenuto rispetto ai paesi comparabili. Non sorprende che l’Italia sia ultima fra i 28 paesi dell’Unione Europea per percentuale di giovani (30-34 anni) laureati.

Due. Sembra essere ritornata ad un carattere più classista. Per ciò che è possibile vedere, stanno rinunciando all’università molti giovani delle famiglie meno abbienti, provenienti dai diplomi più deboli (tecnici) e dai territori meno ricchi. Questo a causa sia di un aumento delle tasse universitarie (oltre il 50% in termini reali) che non ha paragoni se non nel caso inglese, e che colloca l’Italia ai primissimi posti, fra i paesi comparabili dell’Europa continentale per costo dell’istruzione superiore, sia dell’assoluta inconsistenza del diritto allo studio.

Tre. Si sono accentuate e si stanno accentuando forti sperequazioni territoriali. Ha tenuto relativamente meglio il sistema universitario del triangolo Milano-Bologna-Padova; molto peggiori le dinamiche degli ateni del Nord “periferico”, del Centro e del Sud continentale. Davvero preoccupante la situazione delle università delle Isole. Quattro regioni del Sud sono fra le ultimi 10 fra le 272 regioni europee per percentuale di giovani (30-34 anni) laureati. E tutto lascia pensare che questa percentuale diminuirà nei prossimi anni.

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Autore: 
Gianfranco Viesti
    
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Articolo tratto interamente da Sbilanciamoci.info



1 commento:

  1. E' un vero delirio. Bisogna ricordare che il sistema 3+2 è stato un trucchetto per aumentare la media di laureati. E ha completamente fallito.

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