venerdì 3 aprile 2015

Come i freelance hanno ricreato il mutualismo


Articolo da Doppiozero

Il 9 dicembre 2014 quattro società cooperative e partecipative (SmartFr, Coopaname, Oxalis, Grands Ensemble) e una società cooperativa di interesse collettivo (Vecteur Activités) si sono associate e hanno creato Bigre!, una società mutualistica di lavoro in Francia. Primo esperimento transazionale tra Francia e Belgio, autogestito su base cooperativa da lavoratori autonomi, che garantisce scambi mutualistici nella gestione fiscale, protezione sociale, auto-finanziamento e tutela dei diritti dei lavoratori intermittenti o indipendenti. Nate dai movimenti della cooperazione per l'attività e per l'impiego (Cae), una realtà politico-economica ispirata al socialismo auto-gestionario e critica rispetto alle politiche neoliberiste del lavoro ispirate all'“imprenditore di se stesso” negli anni Novanta del XX secolo, Coopaname, Oxalis, Grands Ensemble, Vecteur Activités si sono unite alla filiale francese di Smart, un gruppo mutualistico fondato in Belgio nel 1998 per tutelare gli interessi degli artisti, dei tecnici e dei lavoratori intermittenti dello spettacolo che oggi conta su 60 mila associati in tutta Europa (una sede esiste anche in Italia, a Milano). L'obiettivo di Bigre! è realizzare un progetto politico per rifondare la solidarietà interprofessionale e la cooperazione produttiva, respingendo la mercificazione delle aspirazioni a lavorare e a organizzarsi in maniera diversa. Le categorie coinvolte in questa nuova forma della cooperazione e dell'auto-organizzazione del quinto stato sono: giardinieri, informatici, interpreti, giornalisti, prestatori d'opera, freelance, pastori, consulenti, carpentieri, artigiani, tecnici dello spettacolo, specialisti del commercio online, autori, stagionali. In altre parole: lavoratori non salariati, ma indipendenti, intermittenti, con o senza partita Iva (o forme di lavoro analoghe in Francia o in Belgio).

Bigre! e l’emancipazione del lavoro
Lo scopo è inequivocabile: “Bigre! è aperta a chi vuole superare l'alternativa tra il lavoro salariato subordinato e il lavoro indipendente precarizzato”. Questo consorzio intende rispondere alla crisi del lavoro fordista, al desiderio di emanciparsi dal lavoro (precario) senza sottostare all'alternativa imposta sin dalla fine degli anni Settanta: quella di “diventare imprenditori di se stessi”, moltiplicando i dispositivi capitalisti per la creazione di imprese. Citando la testimonianza di alcuni membri di Coopaname, sulla quale hanno condotto i primi studi Antonella Corsani e Marie-Christine Bureau, questa singolare e diffusa realtà dell'auto-organizzazione è “una risposta dell'economia sociale alla disintegrazione del rapporto salariale fordista. Le Cae reinterrogano il modello salariale e quello imprenditoriale. Riabilitano il lavoro nella sua dimensione emancipatrice”. È interessante anche la storia di Oxalis, un altro snodo della rete Brigre! È stata fondata nel 1986 da una ventina di persone attive nei movimenti della scuola e dell'educazione popolare, una realtà diffusa in Francia, retaggio della cultura socialista del XIX secolo. Questa cooperativa, nata per “vivere e lavorare in modo diverso”, è un progetto diffuso nei movimenti post-68 che in questo caso ha cercato di vedere nella persona non la giustapposizione di tutte le componenti della vita sociale, familiare, professionale, ma “qualcuno che realizza un progetto in tutte queste dimensioni”.

Il lavoro della cooperativa ha cercato di sviluppare la polivalenza tra le attività intellettuali e attività manuali, distribuzione trasversale dei compiti per evitare le gerarchie interne, uguaglianza dei salari, ricerca del consenso per decidere in comune. Queste cooperative si sono evolute dall'iniziale percorso di auto-tutela dei progetti individuali a uno di creazione di impresa condivisa e collettiva. La terza generazione delle Cae, quelle che hanno formato il consorzio Bigre!, mirano alla costituzione di cooperative in quanto mutue di lavoro. Un concetto che resta ancora da definire. Queste mutue funzionano attraverso gruppi di lavoro. C’è il gruppo dei mestieri, quello degli spazi di coworking fablab o “hackerspaces”, chi si dedica alla cooperazione sui progetti, chi alla consulenza fiscale o previdenziale. All'interno di queste cooperative i confini tra le competenze, i compiti e le professionalità non sono definiti a priori, ma cambiano costantemente in base agli obiettivi o ai progetti a cui si collabora. Ciò permette di aprire questi spazi all'esterno, nel caso in cui il progetto abbia bisogno di competenze che non sono presenti nella cooperativa e permette di estendere i principi di azione e i valori della cooperativa, garantendo “un processo orientato verso la possibilità di un divenire comune” (Corsani). Tale divenire consiste nel garantire un ruolo di formazione tecnica attraverso la “mutualizzazione” dei saperi, cercando di regolare le tariffe per i lavori dei singoli e dei gruppi. Insieme al ritardo dei pagamenti, quello delle tariffe è uno dei problemi del lavoro autonomo.

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Fonte: Doppiozero


Autore: Roberto Ciccarelli

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Articolo tratto interamente da
Doppiozero


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