mercoledì 21 gennaio 2015

Oxfam: nel 2016 l’1% della popolazione mondiale avrà più ricchezza del restante 99%


Articolo da Pressenza
 
La ricchezza del mondo si concentra sempre più nelle mani di una élite di insaziabili individui. Le diseguaglianze sociali, finanziarie ed economiche si fanno sempre più evidenti e marcate ed è così che i ricchi sono sempre più ricchi mentre i poveri sono sempre poveri. Non è solo un modo di dire, non è neppure un’affrettata diceria popolare ma è la conclusione, confortata da numeri, denunciata dal rapporto dell’Oxfam diffuso il 19 gennaio 2015 e presentato alla vigilia del World Economic Forum di Davos.

Come se non bastasse, secondo le tendenze mostrate nello studio, nel 2016 l’1% della popolazione mondiale arriverà a possedere una ricchezza superiore rispetto al restante 99%. Secondo le cifre attualizzate da Oxfam, 80 persone detengono in ricchezza tanto quanto la metà delle popolazioni meno abbienti del globo. In altre parole 3,5 miliardi di persone dividono le stesse ricchezze attualmente possedute dagli 80 fortunati. Del 50% della ricchezza globale rimanente, quella non posseduta dall’1%, il 46% appartiene al 20% della popolazione e per il resto resta davvero bruscolini. Una concentrazione di ricchezza spaventosa, inaccettabile oltre che pericolosa.

Questi paperoni del pianeta hanno costruito i loro imperi e le loro fortune principalmente grazie alle attività e agli interessi derivanti dal settore finanziario e dell’assicurazione, da quello delle industrie farmaceutiche e da quelle legate al benessere. Il 20% dei miliardari della lista Forbes ha costruito la propria fortuna nei settori della finanza e dell’assicurazione mentre, dal 2013 in poi, il più grande incremento delle fortune è segnato da miliardari che si muovono nella farmaceutica, nel benessere e nella salute. Secondo fonte Forbes circa il 30% dei ricchissimi del mondo sarebbero cittadini statunitensi.

Ma il rapporto va oltre e mostra come le più prospere multinazionali dei settori succitati, finanza, assicurazione, farmaceutica, benessere e salute, a fronte degli enormi benefici che riescono ad ottenere, spendono (o forse sarebbe più opportuno dire investono) parecchi milioni di dollari in attività di lobbyng. Nel 2013 le aziende del settore finanziario e quelle dell’ambito farmaceutico hanno speso 550 milioni di dollari per mettere pressione sui decisionisti politici tanto a Washington che a Bruxelles. Negli States, nel 2013, il settore finanziario ha speso oltre 400 milioni di dollari nell’attività di lobbying, mentre durante le elezioni del 2012 le aziende dello stesso settore hanno speso 571 milioni di dollari per finanziarie le campagne elettorali. Sul versante europeo, la finanza spende circa 150 milioni di dollari ogni anno dirigendoli verso le istituzioni dell’UE.

Non sono da meno le aziende del settore farmaceutico, del benessere e della salute, che nel 2013, hanno speso più di 487 milioni di dollari in lobbying negli USA e finanziato con 260 milioni di dollari le campagne elettorali del 2012. Parallelamente, hanno utilizzato 50 milioni di dollari annualmente per delle attività di lobbyng in seno all’UE. Superfluo dire che tanto negli Stati Uniti che nell’Unione Europea, quei soldini sono indirizzati principalmente a creare delle lobby per potere trarre ingenti profitti da politiche fiscali e commerciali favorevoli e compiacenti.


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Fonte: Pressenza

Autore: Dario Lo Scalzo
  
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Articolo tratto interamente da Pressenza

 

1 commento:

  1. Questa strada che purtroppo era già in via di percorrimento da anni ora è sempre più in accelerazione mi pare.
    Anche perchè coloro che sono al potere fanno sempre le solite scelte .....

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