sabato 15 novembre 2014

Disuguaglianza uguale povertà


Articolo da Altrenotizie.org

“Nessuna società è in grado di sostenere una tale disuguaglianza in continua crescita. Anzi, nella storia dell’umanità non esiste un solo precedente in cui la ricchezza si è accumulata tanto senza che prima o poi la gente tirasse fuori i forconi. Dove voi vedete una società fortemente iniqua, io prevedo uno stato di polizia. O una rivoluzione. Ne ho la assoluta certezza”.

E se lo dice Nick Hanauer, imprenditore americano di ricchi natali, amministratore delegato di grandi aziende e uno dei primi investitori in Amazon, c’è da giurarci che sia così.

L’estrema disuguaglianza, sia patrimoniale sia di reddito, corrompe la politica, impedisce lo sviluppo economico, paralizza la mobilità sociale, fomenta la criminalità e la violenza, spreca talenti, soffoca le potenzialità e mina le fondamenta stesse della società, rappresentando un molteplice pericolo per tutti. Anche per quelli che la producono.

Stando a quanto si legge nel dossier di Oxfam Partire a pari merito. Eliminare la disuguaglianza estrema per eliminare la povertà estrema, se le ottantacinque persone più ricche del mondo posseggono tanto quanto la metà più povera dell’umanità e, in un anno, hanno riempito i loro portafogli di seicentosessantotto milioni di dollari al giorno, si fa presto a dire che il divario ha raggiunto livelli esasperati.

E tende ad aumentare: sette persone su dieci vivono in Paesi dove la distanza tra abbienti e non è maggiore di quanto non fosse trenta anni fa. Negli Stati di tutto il mondo le minoranze più ricche si appropriano di una quota sempre crescente del reddito nazionale e, dallo scoppio della crisi finanziaria del 2008 ad oggi, la schiera dei miliardari è quasi raddoppiata. Con la conferma da parte degli economisti del Fondo Monetario Internazionale che la disuguaglianza economica sia tra le concause della crisi stessa.

Tanto per farsi un’idea delle proporzioni: se subito dopo l’esplosione della crisi finanziaria, si fosse imposta una tassazione dell’1,5 per cento sui patrimoni dei miliardari del mondo, l’introito avrebbe consentito di salvare ventitré milioni di vite nei quarantanove Paesi più poveri, fornendo loro il denaro da investire in cure sanitarie e avrebbe creato un gettito sufficiente a coprire i gap annuali nei finanziamenti necessari per permettere  a ogni bambino di andare a scuola e per erogare i servizi sanitari.

Purtroppo, gli interessi acquisiti dai ricchi si oppongono alle riforme del sistema fiscale, il quale risulta essere uno degli strumenti più utili che i governi hanno a disposizione per ridurre la disuguaglianza estrema, e, ove non vi fosse la piena corrispondenza, trovano alloggio nei paradisi fiscali, scappatoie idilliache opportunamente costruite per ovviare ai pagamenti. E così il mondo intero, nel 2013, ha perso centocinquantasei milioni di dollari di entrate erariali per risorse occultate off shore, permettendo ai ricchi clienti di non pagare il loro giusto contributo in patria.

Il quale invece sarebbe, oltre che giusto, utile a garantire i diritti fondamentali, tra cui sanità e istruzione, a ogni cittadino. Cento milioni di persone sulla Terra, ogni anno, cadono in povertà perché devono affrontare di tasca propria le spese sanitarie e l’istruzione.

Chi è più povero sembra destinato a rimanerci: la distribuzione di reddito influenza notevolmente le aspettative di vita. I ricercatori dicono infatti che nei ventuno Paesi nei quali è stato possibile reperire dati in merito, la disuguaglianza economica vada di pari in passo con la scarsa mobilità sociale.

Quindi, per quanto duramente lavori, la grande maggioranza della popolazione più povera non può sfuggire alla sua condizione e in troppi subiscono l’umiliazione di un salario di sussistenza versus le retribuzioni percepite dai ricchi, sempre elevate e crescenti, corredate da bonus e redditi derivanti dal patrimonio e dal capitale accumulato.

Non basta. Laddove la disuguaglianza è estrema si manifesta tutta una serie di problematiche sanitarie e sociali, fra cui patologie psichiche e criminalità: i tassi di omicidi sono quasi il quadruplo di quelli rilevati in nazioni più eque.

Ma anche la possibilità di ricorrere alla giustizia è spesso in vendita, poiché i costi dei procedimenti disciplinari e dell’accesso ai migliori avvocati garantiscono impunità ai ricchi.

L’esito di questi meccanismi è appunto visibile nelle politiche fiscali sbilanciate e nei regimi normativi permissivi, che incoraggiano la corruzione e indeboliscono la capacità dei governi di combattere la povertà. Anche perché gli interessi delle elites economiche orientano le scelte dei politici e consolidando sempre più le posizioni di iniquo vantaggio dei più facoltosi.

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Fonte: Altrenotizie.org


Autore: Tania Careddu


Licenza: Creative Commons (non specificata la versione)


Articolo tratto interamente da Altrenotizie.org


2 commenti:

  1. Ciao Cavaliere non voglio essere pessimista ma se continua così i forconi diventeranno una realtà quotidiana
    buon fine settimana

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  2. Caro Vincenzo, credo che io e Tiziano non siamo solo fratelli, ma la pensiamo pure alle stesso modo, è da preoccuparsi davvero.
    Ciao con un caro saluto.
    Tomaso

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