martedì 15 novembre 2011

Incipit del giorno

 

Il disco giallo si illuminò. Due delle automobili in testa accelerarono prima che apparisse il rosso. Nel segnale pedonale comparve la sagoma dell'omino verde. La gente in attesa cominciò ad attraversare la strada camminando sulle strisce bianche dipinte sul nero dell'asfalto, non c'è niente che assomigli meno a una zebra, eppure le chiamano così. Gli automobilisti, impazienti, con il piede sul pedale della frizione, tenevano le macchine in tensione, avanzando, indietreggiando, come cavalli nervosi che sentissero arrivare nell'aria la frustata. Ormai i pedoni sono passati, ma il segnale di via libera per le macchine tarderà ancora alcuni secondi, c'è chi dice che questo indugio, in apparenza tanto insignificante, se moltiplicato per le migliaia di semafori esistenti nella città e per i successivi cambiamenti dei tre colori di ciascuno, è una delle più significative cause degli ingorghi, o imbottigliamenti, se vogliamo usare il termine corrente, della circolazione automobilistica.
Finalmente si accese il verde, le macchine partirono bruscamente, ma si notò subito che non erano partite tutte quante. La prima della fila di mezzo è ferma, dev'esserci un problema meccanico, l'acceleratore rotto, la leva del cambio che si è bloccata, o un'avaria nell'impianto idraulico, blocco dei freni, interruzione del circuito elettrico, a meno che non le sia semplicemente finita la benzina, non sarebbe la prima volta. Il nuovo raggruppamento di pedoni che si sta formando sui marciapiedi vede il conducente dell'automobile immobilizzata sbracciarsi dietro il parabrezza, mentre le macchine appresso a lui suonano il clacson freneticamente. Alcuni conducenti sono già balzati fuori, disposti a spingere l'automobile in panne fin là dove non blocchi il traffico, picchiano furiosamente sui finestrini chiusi, l'uomo che sta dentro volta la testa verso di loro, da un lato, dall'altro, si vede che urla qualche cosa, dai movimenti della bocca si capisce che ripete una parola, non una, due, infatti è così, come si viene a sapere quando qualcuno, finalmente, riesce ad aprire uno sportello, Sono cieco.

Tratto da | Cecità di José Saramago (fonte: Wikiquote)

10 commenti:

  1. Che chiusura spiazzante Cavaliere...sempre un piacere passare di qui...sereno finire del giorno..
    dandelìon

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  2. E' un libro che non ho letto, ma dalle poche righe riportate, di sicuro impatto.
    C'è un traffico impazzito, quello che scatena rabbia e a volte persino violenza, quello dei nostri giorni, visto da una diversa prospettiva che finisce per paralizzare.

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  3. Concordo anch'io un finale spiazzante. Saluti da Rò.

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  4. Il traffico io lo ho provato per oltre 30'anni di professione con dei automezzi non è facile mettere tutto assieme tra pedone auto ecc...
    Il libro che hai descritto mi è bastato poche righe per capire che nella vita non è sempre facile valutare, credo che la parola chiave sia tollerare e controllare se stessi, il resto viene bene da solo.
    Ciao Cavaliere, buona serata.
    Tomaso

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  5. Bellissimo libro di Saramago che fa molto, ma molto, riflettere.Ma più che questo, che in un certo senso appartiene al "passato", mi spaventa un remake del "Saggio sulla lucidità".
    Francesca

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  6. Un finale inatteso di una storia calata nella realtà di tutti i giorni.

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  7. La vedo come una metafora dell'incomprensione della gente,volta solo agli affari suoi. Chissà se fra le reazioni di chi si è trovato davanti un cieco, è prevalsa la rabbia l'incredulità o la comprensione.
    Cristiana

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  8. Uno dei più grandi romanzi mai scritti.
    Lo consiglio a tutti.

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  9. Caspita che inizio d'effetto. Che ci fa in auto un cieco? Viene voglia di leggere il seguito.

    Un abbraccio e buona giornata!

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  10. Segnalo subito questa lettura a Filippo, che ha già letto varie cose di Saramago. Qualcosa ho letto anch'io, ma questo mi mancava :-)

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