giovedì 21 ottobre 2010

6 milioni di italiani vivono a rischio idrogeologico

Frana #1

Sono circa 6 milioni gli italiani che abitano nei 29.500 chilometri quadrati del nostro territorio considerati ad elevato rischio idrogeologico. Lo evidenzia il primo rapporto sullo stato del territorio italiano realizzato dal centro studi del Consiglio nazionale dei Geologi (Cng), in collaborazione con il Cresme. 1.260.000 edifici sono a rischio frane e alluvioni. Di questi oltre 6.000 sono scuole, mentre gli ospedali sono 531. Le principali conclusioni del rapporto sono contenute in un articolo pubblicato nella versione on line de “La Repubblica”:
“E’ ‘un’Italia dal territorio fragile – spiega il presidente del consiglio dei geologi, Pietro Antonio De Paola -. Le aree a elevata criticità idrogeologica rappresentano il 10% della superficie italiana e riguardano l’89% dei comuni’. C’è poi l’elevato rischio sismico, che riguarda ‘circa il 50% dell’intero territorio nazionale e il 38% dei comuni’. ‘E’ chiaro – sottolinea De Paola – che con queste cifre la tutela della popolazione, il risanamento idrogeologico e la messa in sicurezza del patrimonio da eventi disastrosi diventano prioritari per il paese. Per questo è necessario che cresca la consapevolezza degli amministratori locali e della politica’.
Il rapporto stila una sorta di ‘classifica’ delle regioni a più alto rischio idrogeologico. Al primo posto l’Emilia Romagna, con 4.316 chilometri quadrati di superficie esposta. A seguire il Piemonte (3.097 chilometri quadrati), la Campania (2.598), la Toscana (2.542), la Lombardia (2.114) e il Trentino-Alto Adige (1.653). Il Lazio ha 1.309 chilometri quadrati a rischio, mentre la Liguria è la regione meno a rischio con ‘soli’ 470 chilometri. In queste aree sono esattamente 1,26 milioni gli edifici a rischio, di cui circa 6.000 scuole e 531 ospedali. Ben il 19% della popolazione residente nella aree critiche vive in Campania.
Cambiano le posizioni, ma è ugualmente allarmante la classifica di chi è a elevato rischio terremoti. I comuni italiani interessati sono 725, contro i 2.344 inseriti nella lista di quelli a rischio medio. Nel primo gruppo risiedono 3 milioni di abitanti e sono presenti 6,3 milioni di edifici per 12,5 milioni di abitazioni. La regione italiana con la maggior superficie esposta al rischio elevato è la Sicilia con 22.874 chilometri quadrati e quasi 1,5 milioni di edifici, tra cui 4.856 scuole e 390 edifici ospedalieri. Seguono la Calabria (15.081 chilometri, 719.481 edifici, 3.130 scuole e 189 ospedali), la Toscana (14.408 chilometri, 563.501 edifici, 2.864 scuole e 248 ospedali), la Campania (12.319 chilometri, ben 865.778 edifici di cui 4.608 scuole e 259 ospedali) e il Lazio (10.344 chilometri, 517.508 edifici, di cui 2571 scuole e 249 ospedali).L’Emilia Romagna ha 7.203 chilometri esposti e 329.591 edifici coinvolti, di cui 1.650 scuole e 196 edifici ospedalieri. Abruzzo e Umbria, dove si sono verificati i due più recenti e drammatici terremoti, hanno, rispettivamente, 9.032 e 6.814 chilometri quadrati ad alto rischio, una superficie in termini assoluti più bassa di tante altre regioni, ma proporzionalmente molto più alta. Completamente esenti da rischio elevato solo la Valle d’Aosta, la Sardegna e il Trentino-Alto Adige.
L’ultima parte del rapporto è dedicata ai costi per il dissesto idrogeologico e dei terremoti in Italia dal dopoguerra ad oggi. Secondo Cng e Cresme, superiori ai 213 miliardi di euro il costo, poco più di 27 i miliardi investiti dal 1996 al 2008″.
Ha ragione il presidente dei geologi a sostenere che “il risanamento idrogeologico e la messa in sicurezza del patrimonio da eventi disastrosi diventano prioritari per il paese. Per questo è necessario che cresca la consapevolezza degli amministratori locali e della politica”. Ma fino ad ora questa consapevolezza è stata del tutto insufficiente. Lo dimostrano ampiamente gli eventi, appunto “disastrosi”, che si sono verificati e che continuano a verificarsi.

Fonte: gliitaliani.it

Autore post: Paolo Borrello

Licenza:Creative Commons( http://creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/2.5/it/)

Photo credit Roby Ferrari caricata su Flickr

1 commento:

  1. Tempo fa parlavo con un volontario della Guardia Forestale in merito all'alluvione del 2000 in Piemonte.Era rammaricato, perché il pericolo che deriva da fiumi e torrenti, è generato dalla mancanza di manutenzione e di bonifica dei corsi d'acqua...nelle vallate alpine in particolare, basta un pò di pioggia più del solito, e il letto dei corsi d'acqua non è in grado di assorbirla perché non viene pulito!
    Discorso a parte meritano le costruzioni abusive, edificate su terreni non certamente atti a questo scopo.
    Ciao, buona serata!

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